Se consideriamo che vengono distrutti, secondo dati ufficiali, oltre 12 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, ci rendiamo conto di quanto sia inquinante un certo modo di produrre e acquistare capi di abbigliamento.

Una cosa è certa: finalmente sempre più persone adottano un nuovo modello di approccio agli abiti, sia esso il vintage che il second hand per ridare vita ai capi d’abbigliamento, riscoprendone la qualità. I vantaggi sono molteplici e i luoghi dove reperire capi di seconda mano o “pre-loved” sono numerosi e si va dai mercatini rionali a negozi che curano e selezionano capi di grandi marchi e con varie fasce di prezzo, mercatini fissi, app per acquisto e vendita. Il tutto senza trascurare che in tempi di crisi, come quello attuale, l’aspetto economico non è secondario e il vintage rende disponibile (a qualsiasi budget) capi di qualità di brand anni ’70-’90.

Da questo punto di vista i vestiti diventano beni duraturi, si alza la vita media di un capo e noi non siamo più consumatori usa e getta. Dare vita a un capo d’abbigliamento che non si indossava più ci gratifica, considerando l’unicità del capo e di quanta creatività ne è espressione.

Una cosa è ancora più certa: il vintage, vestiti di marchi e tendenze che hanno fatto epoca, prodotto da più di vent’anni e che sia esso nuovo o usato, insieme alla second-hand, possono innescare un’economia circolare, accrescere la sensibilità ambientale e infine creare una cultura collettiva in cui si impara a valorizzare ciò che il nostro armadio custodisce.

Vi è un termine che rappresenta ormai un vero e proprio trend, l’upcycling, che si traduce come riciclare in modo creativo un vecchio oggetto che acquisterà una nuova vita e una nuova funzione grazie alla nostra manualità, intuizione e alla capacità immaginativa. Riciclare una vecchia sciarpa è sempre meglio che acquistarne una nuova ma economica, confezionata con materiale di scarsa qualità e destinata a vita breve.

Mi piace ricordare che il 18 Marzo di ogni anno ricorre la Giornata Mondiale del Riciclo, un invito non solo alla riflessione sulla sostenibilità ambientale ma anche un modo di intendere il materiale riciclabile non come un rifiuto ma come risorsa.