La moda sostenibile non è solo un trend del momento, ma una questione urgente che riguarda tutti. Sempre più spesso sentiamo termini quali eco-friendly, organico, fair-trade nel nostro vocabolario fashion: qui abbiamo raccolto e spiegato il significato dei più utilizzati.

Basso impatto ambientale: Si ha un basso impatto ambientale quando, a parità di energia utilizzata, la CO2 prodotta dalla combustione del gas naturale è il 25-30% in meno rispetto ai prodotti petroliferi e il 40-50% in meno rispetto al carbone.

Biodegradabile: Un prodotto o materiale in grado di decomporsi naturalmente, quindi senza interventi esterni. Fattore molto importante che permette di migliorare l’impatto del tessile: l’eccessiva produzione di rifiuti, infatti, è uno dei principali problemi di inquinamento dell’industria moda.

Biologico: Si riferisce all’agricoltura che non utilizza fertilizzanti e antiparassitari chimici di sintesi.

Circular fashion: La moda circolare riguarda il ciclo di vita un prodotto: creazione, uso e infine il riciclo e non lo smaltimento. E’ una moda che studia modi per riutilizzare i materiali minimizzando il loro impatto sull’ambiente.

Certificazione FSC: Garantisce che il prodotto con etichetta FSC  proviene da una foresta e da una filiera di approvvigionamento gestita in modo responsabile, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.

Certificazione GOTS: E’ riconosciuto come il più importante standard internazionale per la produzione sostenibile di indumenti e prodotti tessili, realizzati con fibre naturali da agricoltura biologica; ha l’intento di verificare la totale assenza di sostanze chimiche non conformi ai requisiti base sulla tossicità e sulla biodegradabilità.

Certificazione GRS: Assicura il contenuto di materiali da riciclo dei prodotti, sia intermedi che finiti, il mantenimento della tracciabilità lungo l’intero processo produttivo, le restrizioni nell’uso dei prodotti chimici ed il rispetto di criteri ambientali e sociali in tutte le fasi della filiera produttiva dal riciclo dei materiali, alle successive fasi manifatturiere, fino all’etichettatura del prodotto finito.

Cruelty-free: Prodotto che non è stato testato sugli animali, letteralmente libero di crudeltà nei confronti degli animali. Stella McCartney ne è la pioniera.

Eco-friendly: Si intende tutto ciò che ha come obiettivo il rispetto e la cura dell’ambiente. Rappresenta il lavoro di aziende e artigiani che, per le loro produzioni, limitano al massimo gli sprechi, stanno attente ai consumi, utilizzano solo materie prime di qualità e rispettano l’ambiente.

Ethical fashion: Settore del sistema moda che si propone di dare impulso allo sviluppo sociale e alla sostenibilità ambientale, nel rispetto dei diritti e delle condizioni di lavoro della manodopera impiegata.

Fair-trade: Traduzione di commercio equo e solidale. Ovvero quel mercato che garantisce a produttore e lavoratori un giusto riconoscimento economico, prestando attenzione al tempo stesso al territorio nel quale vivono.

Fast fashion: Capacità di alcune aziende di immettere sul mercato un prodotto in tempi molto brevi, anche con frequenza settimanale. L’impatto negativo sull’ambiente è impressionante. Non solo per la produzione, ma anche per il suo trasporto.

Green fashion: E’ la moda attenta nella scelta dei materiali, innovativi o provenienti da materie prime coltivate biologicamente, con fibre e tinture naturali. Sostenibilità nella moda è anche il trattamento delle risorse umane e dei lavoratori.

Greenwashing: Termine che sta ad indicare il fenomeno secondo cui alcuni brand danno una falsa impressione dei propri sforzi sostenibili. Si compie tramite l’impiego di messaggi, pubblicità, pratiche aziendali e produttive falsamente definite come ecologiche, sostenibili o ambientali.

Pre-loved: E’ il nuovo modo di raccontare il mercato dell’abbigliamento usato. La scelta di queste parole è perfetta per raccontare quello che, in uno stile di vita sostenibile, dovrebbe essere l’approccio corretto ai vestiti: amarli, sceglierli con attenzione e prendersene cura. E poi la vera scelta sostenibile sta nel passaggio tra un consumatore e l’altro: non si butta nulla, ma si scambia, vende o regala.

Slow fashion: Si riferisce a pratiche di ideazione, produzione e consumo di moda che si pongono in opposizione al fast fashion. Intende celebrare lo stile personale, di chi crea e di chi ne fruisce, incoraggia la documentazione dei processi produttivi promuovendo il consumo consapevole, valorizza la qualità e, indubbiamente, esorta a consumare meno e meglio.

Re-cycled e Up-cycled fashion: Strettamente collegati alla moda circolare, questi due termini si riferiscono al processo industriale di scomposizione del capo in tutti i suoi materiali, che vengono poi utilizzati per qualcosa di nuovo. Ma non solo, anche immaginare nuovi utilizzi di uno stesso oggetto è una prerogativa della moda sostenibile.